Il linguaggio degli occhi

Mostra delle opere di Paolo Staccioli e Danilo Fusi a Palazzo Malaspina

Data:

21 Febbraio 2022

Tempo di lettura:

5 min

danilo fusi ridotta

Descrizione

Esposizione delle opere di Paolo Staccioli e Danilo Fusi
a cura di Gabriele Silvestri

Palazzo Malaspina 
Via del Giglio n. 31 San Donato in Poggio
Dal 5 marzo al 15 maggio 2022
Inaugurazione sabato 5 marzo 2022 alle ore 17:30 con performances di lettura di Ines Ricciardi e Matteo Alaimo

La mostra è aperta con orario:
Fino al 31 marzo 2022
Venerdì - sabato - domenica dalle 16:00 alle 19:00
Dal 1° aprile 2022
Lunedì - giovedì dalle 16:00 alle 19:00
Martedì dalle 10:00 alle 13:00
Venerdì - sabato - domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00

Ingresso gratuito, obbligo di green pass rafforzato.

Il linguaggio degli occhi, di Gabriele Silvestri

Volti femminili dallo sguardo a volte seducente, ammiccante, altre invece crucciato, triste oppure enigmatico; icone della cinematografia, abbracci sensuali, corpi scultorei, nudità velate. Viaggiatori in attesa, guerrieri compatti protetti da elmi, scudi e invulnerabili corazze senza snodi, kouros contemporanei ornati da sfavillanti vesti pluricromatiche,  poderosi cavalli bronzei con le ruote.
Circondato da questo caleidoscopico microcosmo popolato da anime e forme, mi aggiro per i meandri del Palazzo Malaspina insieme a Paolo e Danilo; i due amici, i due artisti le cui opere sono esposte nei più importanti musei internazionali, sembrano rimasti quei ragazzini in calzoni corti che facevano le sassaiole tra Ponte a Greve e Casellina. Un colpo d’occhio, un cenno d’intesa e tutt’intorno i protagonisti dei loro mondi interiori trovano una collocazione naturale, in armonia gli uni con gli altri.
Spettatore inconsapevole di questa spontanea alchimia, mi sono chiesto quale fosse il modo migliore per descrivere, per raccontare e mettere in risalto questa affinità elettiva? 
Mi è tornato alla memoria un breve – e delicato - racconto storico di Carlo Alberto Cipolla,  Il Linguaggio degli occhi, dove, nell’Italia longobarda del VI° secolo si narrano le vite e le vicende di Gisulfo e Placidia: nobile guerriero di stirpe germanica, l’uno; rampolla aristocratica di origini bizantine, l’altra. 
I loro destini mai potrebbero incontrarsi, se non nel corso di qualche barbaro saccheggio. Ma per caso si vedono, si innamorano all’istante e, nonostante la ritrosia delle loro genti, si sposano. 
Quella che sembra essere la più classica delle storie d’amore, con tutti i suoi luoghi più comuni, altro non è che un pretesto per un tuffo, senz’altro divertito ma non banale, nella pianura padana delle invasioni barbariche, luogo di scontri tra  civiltà figlie di mondi diversi.
La mostra prende le mosse da questo pamphlet dove i placidi e monumentali guerrieri dai lineamenti indefiniti di Paolo, volgono lo sguardo delle nobildonne eteree e senza tempo di Danilo. Entrambi parlano di sé, attraverso le opere del loro ingegno, mettendo a nudo la propria anima, di cui gli occhi ne sono lo specchio, fino a completarsi. 

Paolo Staccioli

Nato a Scandicci nel 1943, Paolo Staccioli si avvicina al mondo dell’arte al principio degli anni Settanta, quando inizia ad esporre, in ambito fiorentino, la sua pittura. Ma la sua vocazione artistica sembra chiarirsi una ventina di anni più tardi quando l’artista inizia un vero e proprio percorso formativo a Faenza, acquisendo con gli anni e la tenacia le competenze tecniche che lo condurranno al linguaggio più consono alla sua creatività: la scultura in ceramica. L’apprendistato si avvicenda rapidamente con i primi successi: dopo una prima serie di apparizioni in mostre personali e collettive, principalmente in ambito fiorentino, Paolo Staccioli conquista repentinamente il favore della critica e del pubblico di collezionisti per la sua abilità grafica e freschezza esecutiva. La sua maestria nel trasformare la terra in forma, così come la capacità di coprirla di vibrazioni luminose e riflessi di colore a ‘lustro’, interrotti solamente dall’ impronta grafica del disegno, porta presto Paolo Staccioli alla sua più alta stagione creativa, ininterrotta, dagli anni Novanta fino ai giorni nostri. Nella ceramica Paolo Staccioli trova un terreno fertile per esprimere in piena libertà quella vena creativa che oggi lo rende uno degli autori di un repertorio formale più originale e interessante della ceramica contemporanea. Negli anni Staccioli, assecondando la sua ormai consolidata vocazione scultorea, si dedica all’esplorazione delle proprietà formali del bronzo, materiale che come la ceramica trova perfetta rispondenza con l’impianto formale, sintetico e stilistico, delle sue creazioni. 

Danilo Fusi

Danilo Fusi nasce a Scandicci (Firenze) nel 1940. È stato nella cerchia dei pittori che formarono il gruppo Come pittura, attivo presso la storicamente nota Galleria Inquadrature di Marcello Innocenti. Fin da subito la sua è una figurazione sontuosa, elegante e pensata. La pagina di Fusi s’innesta sulla percezione dell'anacronismo, lo straniamento del quotidiano, attraverso l'introduzione dell'elemento incongruo, “anticlassico” e “antigrazioso”. I critici Pier Paolo Castellucci, Tommaso Paloscia e Dino Pasquali tennero a battesimo, fin dai primi anni Settanta, l'attività dell'artista fiorentino, inaugurandone la fitta serie di esposizioni che l’accompagnerà fino ad oggi. Nel ‘77 aveva già esposto, oltre che a Firenze, anche a La Spezia, Bologna, Modena, Parma, Padova, Verona, Napoli e Roma, quando venne invitato da Armando Nocentini al Premio del Fiorino, in Palazzo Strozzi. Siamo negli anni Ottanta: Renzo Biasion lo segnala sul “Bolaffi 1980”. Quel decennio diviene ancora più fertile per il lavoro di Fusi, che viene presentato in personali e collettive a Damasco (Siria), Mantova, Palermo, Barcellona, Madrid, Torino, Lucca. Negli anni Novanta è a Tokyo, Barcellona, Nizza, Wolfsburg (Germania), Mantova, Lagenfeld (Austria), Rouen e Chalon (Francia). Il 2000 si apre con una mostra itinerante (Carpi; Bari presso ExpoArte; Padova, Museo San Rocco; Pavia, Museo dell'Annunciata; Firenze, Palazzo Vecchio; Pavullo, Palazzo Ducale; Firenze, Limonaia di Villa Strozzi) a cura di Giorgio Segato dal titolo “Navigazione ultima. Quattro itinerari dell'immagine dentro l'Uomo di Dante: Brancolini, Fusi, Gerico, Nigiani”. Sono molteplici le mostre, personali o collettive, che seguono.

Ultimo aggiornamento

14/03/2022 - 14:00